L’Istria fu conquistata dai Romani nel 177 a.C., dopo vari scontri armati e sanguinose battaglie. La fine dell’indipendenza degli Istri si ebbe a Nesazio (presso Pola). I resti dell’epoca romana sono molto numerosi in tutta l’area comunale. Nella zona di Turini furono trovate diverse tombe, sia nell’abitato che nella zona circostante. Esse vennero alla luce durante i lavori di dissodamento del terreno per piantare delle viti. I defunti erano collocati sopra un ripiano di laterizio, oppure sulla pietra, col capo rivolto verso nord. La tomba era chiusa da tegole o lastre di pietra. Il corredo era abbastanza semplice (unguentari, lucerne e qualche moneta di bronzo). Furono trovati in totale circa 30 scheletri. Nel 1900 venne trovata anche la lapide di una tomba, a 200 m a sud di Turini. Anche durante i lavori per la costruzione della nuova strada a scorrimento veloce furono individuate alcune tombe in Turinia.
Nei campi di Sedovischie, a nord-ovest del cimitero di Verteneglio, sono stati ritrovati dei resti di costruzioni romane con pavimenti in mosaico. Anche qui furono rinvenute delle tombe, con cadaveri inumati.
I già menzionati lavori per la costruzione della nuova strada, misero in luce delle sepolture anche in Blagonia. Questo sito fece venire alla luce anche svariati bolli su tegole che venivano usate circa 2000 anni fa per coprire i tetti.
In località Balbie c’è un altro sito archeologico, che ha restituito numerosi resti dell’epoca romana. Si rinvennero anche pietre squadrate, che dovevano appartenere a qualche antica costruzione. Ciò è testimoniato anche dal ritrovamento di tessere di mosaico e di antichi oggetti d’uso domestico. Anche presso la vicina Fiorini venivano spesso alla luce copiosi resti di “cocciame romano” e ampolline di vetro.
A questo punto e’ d’obbligo ricordare i resti di edifici che si ravvisano in riva al mare a Carigador. Qui si vedono fuoriuscire dalla terra, in sezione, alcuni muri a causa del dilavamento praticato dal mare.
Nelle campagne a nord-ovest di Pedrola, ovvero Stanzia Druscovich, si rinvennero rovine di alcuni edifici romani e furono individuate anche delle tombe. Nelle vicinanze si trova il Monte delle Monache, ovvero Monte delle Madri. Qui si rinvennero, già più di cento anni fa, i resti di uno o forse più edifici dell’epoca romana. Le costruzioni sono testimoniate, anche in questo caso, dal rinvenimento di tessere di mosaico di colore bianco e nero.
Nei pressi c’è il sito denominato Pozzo S. Martino. In questa zona è stata ritrovata anche un’inscrizione sepolcrale. È stata registrata dalle fonti una notevole concentrazione di materiale derivante da resti di costruzioni e tombe.
Più in su troviamo la zona di Procaria, dove agli inizi del ‘900 si potevano scorgere le rovine di un grande edificio a volta, rotondo; sembra si trattasse di una fornace. A questo sito vanno collegati anche i ritrovamenti in Baba.
Passiamo ora al paese di Grobize, nelle cui immediate vicinanze si rinvennero a più riprese delle urne cinerarie d’epoca romana. Nella vallata sottostante di Polesana, nel sito detto Laure, all’inizio del secolo erano ben visibili muri romani, e si individuarono molti embrici e tegole. Sopra la valle antedetta, verso Villanova, sta il Monte Smergo. Questo monte ha portato alla luce, nel corso degli anni, molti reperti archeologici. Sul versante sud esisteva una villa rustica che sembra sia da far risalire al I secolo d. C. Un altro edificio romano si scoprì anche sul versante sud-ovest. Dalla terra di questo monte è stato portato alla luce anche il frammento di un cippo dedicato a Priapo, divinità legata alla fertilità della terra.
Passata Villanova, presso Medelini, nella zona detta Obloghi, si trovano i resti di qualche edificio romano, distrutto durante i lavori campestri. Oltre alle pietre legate assieme da malta, si notano frammenti di ceramica domestica, nonché tessere di mosaico bianche e nere.
FONTE: Niki Fachin, "Brtonigla i okolica / Verteneglio e dintorni", Il Comune di Verteneglio, 2001.